martedì 1 luglio 2014

ALOE UN PO’ DI STORIA

L’uso dell’Aloe per proprietà curative
L’uso dell’Aloe per proprietà curative risale al 1500 A.C., quando la medicina egiziana e cinese la utilizzava per curare le ulcerazioni, le ferite, le malattie cutanee ed i parassiti intestinali. In tempi più moderni, il succo dell’Aloe è stato usato per preparare anche liquori; è, infatti, uno dei componenti del Fernet, noto amaro dalle proprietà digestive. Di aloe esistono circa 300 specie, ma solo quattro o cinque sono conosciute per le proprietà curative, che di seguito andremmo a vedere nello specifico. Le sue proprietà benefiche sono tanto note che vengono riportate in varie Farmacopee. Tra cui, quella italiana, francese, elvetica e tedesca.

Per i suoi contenuti, numerosi e vari, che vanno dagli aminoacidi ai minerali, alle vitamine, ai lipidi, agli antrachinoni, ai polisaccaridi, l’Aloe è stata definita un adattogeno; ovvero in grado di ripristinare il normale equilibrio dell’organismo, intervenendo là dove esistono meccanismi cellulari alterati. I medici greci e romani usavano l’aloe come pianta medicinale con effetti curativi eccezionali, lo stesso Plinio il Vecchio, nella sua “Storia Naturale”confermò e ampliò le affermazioni di Dioscoride. Al tempo delle Crociate, l’ordine monastico-cavalleresco dei Templari si dissetava con una miscela di polpa d’aloe, di canapa e vino di palma, conosciuta come “elisir di Gerusalemme.” Nel Medioevo i monaci dei conventi la coltivavano a scopo terapeutico e hanno tramandato fino ai giorni nostri i segreti e misteri delle proprietà medicinali di questa pianta. Gli indiani dell’America Centrale ed i messicani, tuttora la usano per guarire le ferite, i morsi dei serpenti, le scottature, le ulcere peptiche duodenali, la dissenteria, per stimolare il desiderio sessuale, per curare i postumi dell’alcol e dare longevità.

A Giava, grande isola dell’Arcipelago indonesiano, è utilizzata come balsamo per i capelli, strofinando l’aloe sulla testa, sembra che aumenti la crescita. Nel 1900 nello stato americano del Kentucky, un coltivatore osservò le virtù curative, quando i suoi operai, gravemente ustionati, guarirono rapidamente in seguito all’applicazione della polpa d’aloe. E nel 1930 che Creston Collins riportò l’aloe in auge nel mondo scientifico, in quanto provò la sua efficacia nel ridurre le ustioni da radioterapia. Allora molti studiosi cominciarono a interessarsi della sua composizione chimica ed è nel 1938 che furono identificati i principali elementi attivi: aloina, alocemodina, acido crisofanico, gommoresina, oli fissi e volatili. Infine in Giappone nell’ultima guerra mondiale, venne usata come efficace rimedio contro le radiazioni atomiche. Nel corso degli ultimi quindici anni la ricerca dell’aloe è progredita notevolmente. Dopo gli Stati Uniti, anche la Russia ha fatto notevoli studi sull’uso dell’Aloe arborescens, coltivandone vaste estensioni di terreno. Il biologo I. Brekhman provò l’efficacia dell’aloe nel caso di radiazioni atomiche e propose il concetto di adattogeno per spiegare il suo effetto regolatore sull’organismo. Il medico oftalmologo Filatov, specialista in trapianti tissutali, nel 1948 fu uno dei pionieri della terapia base di aloe. Filatov associò l’aloe alle cure chemioterapiche una collaborazione tra i guaritori tradizionali e la medicina ufficiale. Egli fu un pioniere del trapianto della cornea e scoprì che un frammento di cornea sano poteva ridare la trasparenza di una cornea divenuta opaca a causa della cataratta e che il processo era tanto più rapido se il frammento era stato prelevato da un donatore deceduto anziché da uno vivente.

Filatov osservò che il frammento da innestare conservato al freddo continuava a vivere e formava delle sostanze dette da lui stimolatori biogenici. Studiò alcune piante tra cui l’Aloe arborescens, che aveva visto usare dai guaritori tradizionali

dell’Asia centrale, per vedere se anch’esse avessero questa capacità. Egli usava la seguente tecnica per preparare l’aloe biostimolata: tagliava delle foglie di Aloe arborescens, le conservava dieci giorni al riparo della luce e alla temperatura di due-tre gradi, poi ne estraeva la polpa e la iniettava sotto la pelle dei malati, questo preparato aveva la capacità di stimolare le funzioni biologiche dell’organismo e di aumentarne le difese immunitarie. L’asceta Mohandas Karamchand Gandhi (1869–1948), soprannominato il Mahatma, la Grande Anima, indicò ai suoi connazionali, il segreto dei benefici dell’aloe, conosciuti alla fine del XIX anche in Sud Africa. Negli anni 80 le proprietà terapeutiche dell’aloe vengono divulgate da un frate francescano, Padre Romano Zago. Recentemente tali proprietà sono state confermate da numerosi studi e ricerche scientifiche, da parte di numerose Università di rilievo nazionale ed internazionale.


Nessun commento:

Posta un commento